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Giuseppe Pontiggia - IL GIOCATORE INVISIBILE
Romanzo psicologico-investigativo, dal notevole ricorso agli scacchi in chiave allegorica.
"Un tempo giocavo anch'io, ma ora ho smesso."
"Che cosa le mancava?"
"L'essenziale."
ATTENZIONE: il romanzo è un'indagine, e nella trama svelerò "il responsabile"!
LA TRAMA Il protagonista, IL PROFESSORE, subisce un violento attacco dalle pagine di una rivista letteraria. Il pretesto: l'etimologia della parola ipocrita. Le ragioni vere: passioni clandestine, amori inconfessati, rivalità, gelosie. Il romanzo, avvincente, è la descrizione della ricerca di questo nemico anonimo da parte del professore. Pur di scoprire il nome dell'avversario, lo studioso non esiterà a mettere a repentaglio il proprio decoro, improvvisandosi investigatore presso il suo entourage: i suoi colleghi (Salutati, Vicini, Martelli, Daverio, Liverani...) i propri assistenti, la propria allieva-amante. Durante questa ricerca, il professore metterà a nudo molte finzioni che governano la propria vita, ma paga un prezzo: perde l'onorabilità e le certezze esistenziali ed affettive. Alla fine il giocatore invisibile si rivela. È Il professor Daverio, eterno secondo rispetto al prof, sia in carriera che in amore. Daverio è ancora innamorato della bella moglie del prof, ma quando scopre che lei è a sua volta diventata l'amante di un ex studente del marito, non accetta la realtà. Incapace di guardare in faccia l'incombere della propria vecchiaia, offre un pezzo in sacrificio: sé stesso.
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Da questo romanzo trasuda tutto lo spessore culturale di Pontiggia. I dialogi hanno un ruolo molto importante e spesso sono essenziali, intrisi di intellettualità pensosa.
Da esso fu anche tratto un film prodotto dalla TV svizzera (con Adolfo Celi e Catherine Spaak), che ottenne un premio al Festival di Locarno.
In un'intervista concessa a Crocifisso Dentello egli affermò quanto segue.
"Nel 1978 esce il suo 'Il giocatore invisibile'. A rileggerlo oggi sembra la sintesi perfetta di quel decennio tumultuoso: il professore, protagonista del romanzo, vede crollare il suo castello di certezze culturali ed esistenziali. Proprio quello che accadde a tanti negli anni Settanta..." "Mi fa piacere che lei scopra questi significati, queste corrispondenze. Quando io affermo che non sono rimasto coinvolto in modo radicale significa che io non ho condiviso le illusioni che invece altri miei coetanei coltivavano in quel periodo. Forse dipendeva anche dal mio percorso: duro, faticoso, avevo cominciato a lavorare a 17 anni, affrontando diverse difficoltà sul piano pratico. Insomma un'esperienza che ha irrobustito il mio senso realistico. Non credevo francamente a quella palingenesi così ottimistica, a quella radicale rivoluzione a cui credevano invece alcuni dei miei coetanei e non pochi intellettuali." |
RUOLO DEGLI SCACCHI
Scacchi d'ambientazione.
L'ambiente della vicenda è milanese. Il professore si reca (da solo o con un collega) al Circolo scacchistico Paul Morphy, fondato da un Conte bibliofilo, un essere sfaccendato e malinconico. Ma non si giocano partite, si parla di libri: I Fondamenti degli Scacchi di Capablanca e L'Arte del Sacrificio di Rudolf Spielmann, due classici. Questo ci fa capire quanto lo scrittore sia stato affascinato dall'oggetto libro (possedeva una biblioteca di trentamila volumi). Tuttavia egli, in altre opere, saprà dipingere alcuni memorabili momenti d'ambientazione in club (1).
Prima metafora. Chi è il giocatore invisibile? Può essere anche il Destino, che gioca la sua partita costringendo incessantemente il professore a rispondere con nuovi tentativi di ricerca e analisi, immancabilmente frustranti e vani.
“Anche se la topografia urbana è stata volutamente alterata - scriverà Pontiggia in altra occasione - il nome di Ariosto, che intitola la via dove ha sede il circolo Paul Morphy, l'ho scelto per la sua associazione con l'idea, o meglio l'immagine, del gioco, della vita come un gioco i cui protagonisti sono in realtà giocati".
Scacchi storici con impiego di una seconda metafora. Nel quinto capitolo incontriamo la biografia di Paul Morphy. L'intenzione di Pontiggia è stabilire un'analogia fra le due coppie di giocatori: Staunton-Morphy e professore-giocatore invisibile.
Staunton attacca Morphy dalle pagine delle riviste scacchistiche, ma nel contempo fugge il confronto. Morphy insegue senza sosta l'inglese per tutta Europa, ma non avrà mai la soddisfazione di incontrarlo. Sconvolto da questo fatto, morirà pazzo.
Il professore pedina per tutto il libro il suo avversario ma costui, dopo avergli sferrato l'attacco dalla rivista filologica, si sottrae al confronto in campo aperto. Anche qui i due non si incontreranno mai. Il professore resterà ugualmente sconvolto, perché perde la moglie, le proprie illusioni e la propria rispettabilità; mentre il giocatore invisibile effettuerà un sacrificio irrevocabile.
Altre simbologie sono individuate dalla critica Daniela Marcheschi nell'interessante saggio introduttivo all'edizione Oscar. Ad un altro livello il giocatore sarebbe Pontiggia stesso, che con la tecnica scacchistica dell'attacco smaschera subito gli anonimi personaggi, presentandoli nei loro aspetti più meschini; e poi il romanzo avrebbe la scrittura a scacchiera, "per gli avanzamenti lenti di ampi dialoghi prolungati magari (e frenati) dall'osservazione puntuale di un atto, di un particolare minuto; o per le repentine accelerazioni ottenute comprimendo i dialoghi stessi, riducendo le varie battute a un pugno di parole, se non a semplici interiezioni..."
Scacchi psicologici. Non in prospettiva di gioco, ma di... collezionismo. Nel capitolo VIII il professore decide di cedere alla tentazione ed acquista una grande (e costosa) scacchiera in palissandro, ponendo una cura maniacale nella sua scelta. È un compenso quasi infantile per le continue frustrazioni.
"Il professore uscì dal negozio a testa alta, leggermente inclinato sulla destra. Avanzò per qualche metro, poi appoggiò la scacchiera sulla scarpa sinistra e respirò profondamente. Il sole tramontava in fondo ai portici e colorava di rosso le volte a stucco. Riprese a camminare sorridente tra sé. con gli occhi lucidi. |
Metafora del sacrificio. Alla fine del romanzo, i ruoli di persecutore e perseguito s'invertono e troviamo la spiegazione simbolica del sacrificio di sé stessi.
"Scusa la mia ignoranza" disse. "Ma che cos'è il sacrificio negli scacchi?" |
Infine, tra le pensose e lapidarie battute finali, io vedo anche il sinistro presagio sulla prematura scomparsa dell'Autore stesso.
"È stato lui, allora. Hai finito di cercare." |
In definitiva, lo scrittore comasco porta avanti questo bel romanzo con stile lieve, intellettuale, delicato.
Delicato come la mano di un conte collezionista di scacchi, che sfogli affettuoso e malinconico uno dei suoi libri, e poi lo riponga dietro al vetro piombato della propria libreria.
Il Custode
NOTE
nota 1. Gli scacchi sono un Tòpos (tema ricorrente) all'interno nella produzione di Pontiggia. Eccovene quattro esempi.
Scacchi e paranoia e Come ho perso la mia partita con gli scacchi; (nella raccolta IL GIARDINO DELLE ESPERIDI , Adelphi, 1984; ed anche in Tuttolibri, Torino 12.8.1978; Scacco! 1984 pag. 274; Due Alfieri n. 6, 1986). Il secondo di questi brani è la descrizione autobiografica e un pò amara dell'incontro di Pontiggia con gli scacchi.
“…mi urlavano nelle orecchie ‘Ma che fai?' Io sudavo, perdere non fa mai piacere, ma perdere anche per conto degli altri è una esperienza durissima. Quando abbandonai mi sentii infinitamente sollevato e anche loro, credo.” |
L'ARTE DELLA FUGA (Adelphi, 1968 - seconda edizione revisionata nel 1990). Consigliato.
Secondo Daniela Marcheschi, autrice della prefazione al Giocatore Invisibile, in questo 'romanzo' (romanzo? mah...) il rapporto allusivo con gli scacchi è, ancora una volta, cruciale. Nella 'sequenza diciottesima - gli scacchi', il protagonista e un suo conoscente, il clerc, fanno visita ad un circolo scacchistico. Fra i due ha luogo un dialogo surreale, composto essenzialmente di aforismi (magnifici!) tesi a dimostrare l'inutilità degli sforzi dello scacchista, e che condannano la sua ragione la sua volontà. L'atmosfera è satura di ironia e amarezza.
"Lei ha mai conosciuto i campioni?" "Ho studiato le loro partite a tavolino" mi rispose. "Ho rifatto le loro mosse di apertura, ho spiato le combinazioni nel loro nascere". "E non si può ripeterle?" gli chiesi. "Sì" mi rispose. "Ma è l'altro che non le ripete". |
Definirei quest'opera-tassellatura come uno strano e originale coacervo di cellule narrative brevissime, talora ermetiche ma vivaci e intersecantesi su un canovaccio noir. La parte scacchistica (7 pagine) per me, come giocatore, da sola vale tutto il libro.
"Non c'è nulla di ovvio, negli scacchi. Quando una mossa è ovvia, è sempre falsa". |
L'Eterno nemico al Circolo degli Scacchi (nell'antologia L'ISOLA VOLANTE, Mondadori 1996). Consigliato.
Altre sei pagine magnifiche. Fra gli scrittori che parlano di scacchi, solo gli scacchisti che hanno praticato riescono a rendere le atmosfere tipiche del Circolo. Fra i pochi, ci sono riusciti benissimo Ignacio Valino in Caro Caino, Walter Tevis in La Regina degli Scacchi, Fritz Leiber in Scacco al Tempo , Perez Reverte in La Tavola Fiamminga (dei quali parlerò) e pochi altri. Ma il risultato di Pontiggia è impareggiabile, perché è arricchito di metafore e profonde considerazioni rivolte all'amatore.
"Chi entra, per la prima volta nella vita, in un circolo di scacchi viene subito riconosciuto. Anzitutto sorride, e di solito gli esperti, in questo come in altri campi, non sorridono, non ne vedono purtroppo la ragione... Solo dopo che ha provato l'umiliazione più bruciante - non quella di essere battuto, ma di non esserne considerato degno - trova alla fine chi si siede di fronte a lui e accetta la partita". |
Lo scrittore riesce ad essere arguto, ironico, e nel contempo amaro. Dipinge in modo caustico e perfetto le sensazioni del visitatore sprovveduto che si avventuri in questo mondo splendido e sordido, in questo tempio grandioso e fasullo (la Scacchistica Milanese - come non riconoscere il vissuto?). Esso è popolato pure da figure tipiche di esaltati, di frustrati. Vi hanno luogo rituali bizarri e mortali battaglie da parte di un'umanità che sa essere grande e meschina, e che si comporta negli scacchi come nella vita.
"Calmi maniaci dai visi ingannatori o esseri irrequieti dall'aria febbrile, gli scacchisti confluiscono al termine della giornata, come un fiume notturno della metropoli, alla ricerca di un nemico da battere. Sono una popolazione di poche centinaia di anime, di ogni nicchia sociale, di ogni professione. Li accomuna un desiderio di vincere pari al timore di perdere. |