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Scacchi e letteratura (1)  -  Scacchi e letteratura (2)


Michel Tournier - LA COLUBRINA

ovvero l'assedio della fortuna

 

(titolo. orig. LA COLEUVRINE , Gallimard 1994 - traduzione di Francesco Bruno - I ed italiana Salani marzo 2000 - ISBN 88-7782-944-3)

 

 

"Fortuna Imperatrix Mundi"

 

Ho fatto declamare a Michel Tournier (filosofo, giornalista e scrittore) il titolo di un brano dei Carmina Burana, poema medioevale orchestrato in splendida veste sinfonica da Carl Orff. La musica fu utilizzata come colonna sonora del film Excalibur, e dati i tempi e i luoghi, andrebbe benissimo anche qui.

Questo romanzo breve, centrato sugli scacchi, celebra proprio la potenza della Fortuna, che addirittura si sostituisce ai suoi fratelli maggiori: Destino e Fato.

 

la quarta di copertina del libro

 

(Attenzione: segue la trama completa, compresi i colpi di scena!)

 

TRAMA

Nel 1422, durante la guerra dei cent'anni, gli inglesi al comando del conte Exmoor circondano il castello francese di Cléricurt, dove regna il duca Faber.

Assediati e assedianti, schiavi uno dell'altro, specchio uno dell'altro, stanno di fronte guardinghi ma stanchi, aspettando ciascuno la mossa del nemico. I francesi temono particolarmente l'ingresso in campo delle pesanti bombarde inglesi, che rappresentano il nuovo modo di condurre gli attacchi contro i castelli d'Europa. Ma il duca Faber si è documentato, ed ha fatto preparare in segreto una contro-arma, la leggera colubrina. Quest'arma a lunga gittata servirà a colpire da lontano i serventi delle bombarde.

Faber è un intellettuale sostenitore della razionalità. Il suo è un vero credo; a riprova di ciò egli, dopo aver appreso a Venezia gli scacchi, ne ha imposto la diffusione al castello, in luogo degli altri giochi governati dal caso, come carte e dadi.

Il duca non vuole lasciare nulla al caso, e per tale motivo esce in segreto dalle mura e si reca, travestito da mercante veneziano, nella locanda occupata da Exmoor, per ottenere informazioni sulle artiglierie inglesi.

Nell'osteria egli studia il rude e superstizioso Exmoor mentre gioca a dadi fra sanguigne esclamazioni e grotteschi comportamenti. Al contrario del duca, il conte inglese crede ciecamente nella Fortuna, in una filosofia esattamente opposta a quella di Faber.

Affascinato e disgustato, il conte di Cléricurt si avvicina ad Exmoor il quale, incuriosito dal mercante, lo sfida a dadi. Faber accetta la sfida, ma solo se avverrà ad un gioco non basato sulla fortuna: gli scacchi.

Exmoor accetta con noncuranza. Dopo tre giorni la sfida ha luogo, nel silenzio più assoluto della soldataglia. In palio, il prezioso calice personale di Exmoor contro un pregiato specchio veneziano di Faber.

Si giocano due partite... e in entrambe Exmoor dà matto di nero in dodici mosse.

Subito dopo, il conte inglese ammette candidamente di non aver mai giocato a scacchi!

Come è potuto accadere? Exmoor spiega agli astanti, fra grottesche risate, di non capire niente di scacchi e di aver imitato esattamente le mosse del duca. Faber, umiliato, si ritira nel castello, aspettandosi il peggio.

Il mattino dopo, fra l'incredulità generale... gli inglesi sono spariti!

E di nuovo: come è potuto accadere? Flashback. La notte dopo la partita, il figlio di Faber – un vero monello – fa partire l'unico colpo in canna dalla colubrina carica. La pallottola colpisce la tenda di Exmoor. Ed essa va esattamente a colpire il calice di Exmoor mentre il conte sta giurando, davanti a tutti, che fin quando berrà da quel calice, assedierà il castello… e il calice gli va in pezzi fra le mani!

Sconvolto, il conte ordina il ritiro immediato.

 

cover del libro italiano

 

Il colpo di colubrina notturno ricorda moltissimo quello di archibugio col quale, nel film capolavoro Kagemusha di Akira Kurosawa, il difendente di un castello assediato riesce a ferire mortalmente Shingen, capo del clan dei Takeda.

Nel film, l'evento è dovuto all'ingegno di un soldato. Questi osserva di giorno la sedia vuota di Shingen fuori dal castello, e prende le misure (con una fettuccia) per colpire col suo archibugio quel punto esatto, dove di notte suole sedere il capo dei Takeda per ascoltare un flauto ammaliatore suonato dal castello.

Qui invece è la Fortuna, a dirigere il colpo della colubrina.

RUOLO DEGLI SCACCHI

Gli scacchi sono trattati in maniera molto originale. È difficile far entrare una partita (anzi, due) nella struttura di un romanzo senza interrompere il fluire della lettura.

O si ricorre all'espediente - ben noto - di far corrispondere un'azione ad una mossa (Brunner, Neville…); o si fanno comparire gli scacchi a livello metafisico dietro le quinte (Bontempelli, Maurensig, Cotroneo…); oppure li si fanno giocare fisicamente (Zweig, Rogoz…) ma, in quest'ultimo caso, non sarebbe tanto importante per l'autore soffermarsi sulle mosse; una partita vale l'altra.

Turnier sceglie invece la strada più impervia quella degli, Scacchi d'ambientazione in versione rafforzata , ovvero con la declamazione esatta delle mosse. Ne ho già parlato (es. in Caro Caino).

È una soluzione tecnicamente molto impegnativa - interrompe il fluire del ritmo letterario - ma indispensabile, in quanto solo replicando le mosse il lettore si rende conto che sono speculari.

 

un'edizione francese

 

In gergo scacchistico sono dette scimmiesche quelle partite in cui un giocatore esegue pedissequamente le mosse dell'altro, finendo per mattare, o farsi mattare. E questo fatto, sommato alla confessione di Exmoor, serve a dimostrare il teorema centrale del romanzo.

Nel finale, il conte Faber riflette mestamente sulla vanità delle sue convinzioni. Per lui, sostenitore della razionalità, Fortuna era

"una parola da sopprimere, il nemico da abbattere, la superstizione da annientare affinché regnassero soltanto la ragione, il calcolo, il limpido computo delle cose e dei fatti”

Fortuna, invece gli dimostra che essa toglie, quando le spetterebbe dare (le vittorie a scacchi)...

...e che essa dà, quando dovrebbe togliere (colpo sul calice e vittoria militare).

 

E così, il teorema è dimostrato: Fortuna Imperatrix Mundi.

Una storia ammaliante, magnifica.

 
    Il Custode
 


 
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