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Scacchi e letteratura (1)  -  Scacchi e letteratura (2)


Fabio Stassi - LA RIVINCITA DI CAPABLANCA

 
(I edizione italiana Minimum Fax , febbraio 2008 - ISBN 978-88-7521-166-0)
 

Biografia romanzata del Grande Cubano.

I miti degli scacchi di tutti i tempi sono Capablanca, Alekhine e Fischer. Il g.m. e psicologo Reuben Fine li definì gli eroi degli scacchi. E adesso, così come è toccato a Bobby, anche a José Raul è stato dedicato un romanzo biografico ad opera di un intelligente appassionato.

Il libro si apre con una fra le più belle citazioni di scacchi che io abbia mai letto.

"Perché gli scacchi non sono semplicemente un gioco. Sono guerra, teatro e morte. Cioè, tutt'intera, la vita"

Il nume tutelare di Gesualdo Bufalino, autore di questa frase, aleggia su tutto il romanzo. Il grande e sfortunato siciliano, perito in un incidente stradale nel 1996, aveva in effetti cominciato a scrivere un libro su Capablanca. Di quest'opera ci sono restati due capitoli, su come il cubano trascorre la notte prima di morire. Ne riparlerò.

Fabio Stassi riprende ex-novo l'idea dell'illustre scrittore per redigere una sua biografia romanzata. Impresa colma di responsabilità ma, a mio avviso, pienamente concretizzata in un romanzo accattivante e originale.

Spalla di Capablanca è il suo più grande nemico: Aljechin.

 

frase in quarta di copertina de 'La Rivincita di Capablanca'

 

LA TRAMA

Capablanca ripercorre la sua vita, i suoi amori, i suoi scacchi, con l'inesprimibile nostalgia di chi vede la propria vita scorrere fra le mani come sabbia in una clessidra.

Il Cubano anela a una rivincita ormai impossibile contro Aljekin. Il russo, un tempo suo amico e condivisore di confidenze, eccitazioni, lotte, alcove, contesse, ora è il suo acerrimo nemico. Aljekin il maledetto, l'unico scacchista che può stargli alla pari, dal gioco tanto tormentato e infernale quanto quello di Capa è limpido e cristallino.

Stanco e disilluso, Capablanca gioca contro un maestro americano che lo ha sfidato. Durante la partita egli ricorda le fasi salienti della sua vita, e tutto ciò che lo ha spiritualmente formato, iniziato o segnato. Il suo primo incontro con la scacchiera. Col campione di Cuba Corzo. La sua prima donna. Il suo incontro con Aljekin. L'amore per Olga. Il suo ingresso al Manhattan Chess Club... il titolo di Campione del Mondo, a Buenos Aires...

...perché una vittoria poteva essere rispettosa, come fu la sua contro lo stimato maestro Lasker; mentre quella del russo nei suoi confronti ne era stata priva. Anzi trasudava rancore, invidia, livore.

Mentre sta per vincere, eccitato e febbricitante, Capablanca viene colpito da un ictus e un apprendista lo soccorre. Il ragazzo va a trovarlo in ospedale per poche ore.

E la rivincita di Capablanca - fatto sorprendente - avrà luogo, anche se per interposta persona. Quattro anni dopo un giovane si recherà all'Hotel Estoril di Lisbona...

 

Ho scelto due piccoli brani per esemplificare lo stile del romanzo.

Nel primo Capablanca medita sul brutto sogno- comune a tutti gli scacchisti - di perdere la Regina ad opera dell'avversario. Ma anche sull'incubo che opprime tutti gli uomini: perdere la propria donna ad opera di un altro. O meglio, che la propria Donna si lasci prendere da un altro. E nel suo caso, il pericolo è doppio...

"Pensava alla strana coincidenza che gli era occorsa nella vita: la persona che amava di più e che detestava sopra ogni cosa erano entrambe russe. Come se l'odio fosse così affine all'amore da richiedere le stesse geografie, le stesse distanza. Olga era l'altra faccia di Aljekin. Quando si ritrovava a formulare questa idea, prendeva a sudare nelle mani e doveva allontanare con forza l'accostamento. Eppure per giorni non gli riusciva più di toccarla, quasi che lei nascondesse un'insidia, una trappola, un pericolo.
Una paura inconfessabile lo torturava. Che Aljekin gliela portasse via, alla prima occasione. E che lei si facesse catturare. Lo vedeva toccarsi l'estremità dei baffi alla sua solita isolente maniera. Voleva dargli scacco anche alla Regina, dopo avergli tolto il Re. A quel punto, la scacchiera sarebbe rimasta davvero vuota. La posizione irrecuperabile. Ogni tanto, arrivavano delle lettere per Olga, in russo. Sono mie vecchie amiche, diceva lei. Ma a Capablanca restava sempre il sospetto di uno stratagemma. Fosse stato lui a scriverle, Capablanca non avrebbe mai potuto tradurle… Nostra signora degli insonni, per favore, lasciami andare, pensava la notte nel suo letto".

Nel successivo, Capablanca medita convulsamente sul fluire della sua vita senza che appaia l'occasione di battere il russo.

"Zeitnot, mormorava a voce bassa Sono andato in zeitnot. E ne ripeteva le sillabe con una rabbia morbosa.
Solo ora comprendeva quale primitivo significato questa parola avesse assunto per lui. Non era soltanto la paura da manuale di essere precipitato in un'ansia cieca, senza vie di fuga. La sconfitta che invade il corpo come un'infezione. La bandierina rossa dell'orologio che vacilla e lo sbattere convulso di coda che prelude all'errore definitivo. No. La sua era una capitolazione più originale. L'affanno non dell'ultima mossa, ma della prima. L'ansia del tempo che non comincia e che ugualmente sta per scadere. Intuiva qualcosa che non avrebbe mai raggiunto, che nessuna ostinazione gli avrebbe concesso. Si sentiva patetico. Confinato nella sua necessità di raddrizzare una posizione perduta in un'altra vita. Avrebbe accettato tutto, ma non questo non gioco, l'occasione non data, il rinvio…"

 

 

frontespizio del libro

 

RUOLO DEGLI SCACCHI

Storiografia e biografia scacchistica. Le vicende sono imperniate su vita e vicende di due leggendari campioni del mondo, entrati appaiati nel mito, in un sinistro parallelo di vita e di morte. Capablanca e Aljekin nacquero e morirono a 54 anni, a quattro anni di distanza l'uno dall'altro.

Stassi non altera i fatti storici, ma ci ricama sopra con abilità delle vicende plausibili.
E se ora non avete il coraggio di fare quella domanda un po' sciocca, la faccio io. "Chi era davvero il più forte, fra José e Alexandr?"
Un po' sciocca, sì. Ma la Storia ha sentenziato.
Su un totale di 47 partite, ci sono state 7 vittorie e 7 sconfitte per ciascuno.

Scacchi strutturali. Non solo il romanzo è legato indissolubilmente agli scacchi, sia per i protagonisti che per gli eventi; ma la struttura intrinseca è legata al gioco. Esso consiste di 64 piccoli capitoli autosufficienti, quante sono le case di una scacchiera. Ciò ricorda la suddivisione in 99 capitoli-racconto del monumentale romanzo (romanzo? non saprei) La vita - Istruzioni per l'uso di Georges Perec, un altro "g. m." - se così si può dire - in letteratura.

Scacchi d'ambientazione plausibili. Che cosa intendo dire? Che scorrono "pezzi di partita", descritti con una tecnica nella quale solo pochi scrittori osano avventurarsi (Nabokov, Maurensig, Zweig o più recentemente Tevis) data la difficoltà e il rischio intrinseco. Si tratta di promuovere sequenze di mosse da evento tecnico a scorrere letterario. In altre parole, di introdurre in lettura la descrizione delle varianti, cosa molto impegnativa da seguire per coloro che non capiscono di scacchi. Obiettivo dello scrittore è tentare far comprendere al lettore digiuno del gioco che qualcosa di compiuto, di grave, di comprensibile solo agli iniziati stia avvenendo; e nel contempo che essa abbia un senso letterario.

"...a questo punto, l'americano sarebbe caduto nella trappola, stringendo nel pugno la regina avversaria con l'enorme piacere di chi crede d'avere appena sferrato il colpo decisivo e costretto l'avversario al più grave degli errori, senza sapere che quella sarebbe stata la sua ultima mossa. Perché con il cavallo che ancora teneva in gioco, Capablanca avrebbe chiamato uno scacco definitivo mangiando un semplice pedone. Al re nessuna possibilità: se la torre che gli stava davanti annientava il cavallo, la torre nera avrebbe dato matto; se muoveva il re, il cavallo abbatteva la regina e vinceva per superiorità di pezzi".

Citazioni scacchistico-letterarie. Si menziona come avversario di Capablanca un certo Luzin, il protagonista de La Difesa di Nabokov! Il piccolo apprendista si chiama Xavier (nome proprio di Tartakover). A Pudovkin è riservato un intero episodio... il grande regista russo fu autore del famoso film La Febbre degli Scacchi nel quale Capablanca interpreta sé stesso nel doppio ruolo di campione del mondo ed esperto donnaiolo, e ruba la donna al suo stesso fan moscovita!

Infine, nella rivincita per procura, riecheggia chiaramente il finale-vendetta della Variante di Lüneburg di Maurensig, nel quale il latore della punizione per Fritsch è l'allievo del maestro Tabori.

 

Fabio Stassi appena sceso dal treno Viterbo-Roma, sul quale ha lavorato alla stesura de 'La Rivincita di Capablanca'

 

I due capitoli pubblicati postumi di Shah Mat (così si chiama l'opera incompiuta di Bufalino) erano belli e raffinati. Ma quanto a raffinatezza, mi sembra che Stassi abbia poco da imparare. Penso che il "g.m." siciliano lo guardi con benevolenza, da dove si trova.

Un libro venato di malinconia, gradevole e leggibilissimo, e un bel tributo a Capablanca. Bravo Stassi.

 
    Il Custode
 


 
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