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Claudio Angelini - MALATO SPECIALE
(I ediz italiana Rusconi , 1984)
Claudio Angelini (1923), è stato notissimo volto televisivo e anchorman di RAI1.
"La Scacchiera Tascabile di Duchamp in copertina non è un semplice specchietto per le allodole, ma un significativo richiamo al contenuto scacchistico del mio romanzo".
TRAMA Malato Speciale è un romanzo psicologico. L'Autore monitorizza l'interiorità di ROBERTO (guarda caso giornalista, nel mondo dei sani) che si trova ricoverato in una clinica a causa della sinistra, mai nominata, MALATTIA. Egli è solo, nella stanza. Unica compagnia, una scacchiera elettronica. Roberto vive la sua condizione atemporale di malato come se durasse da sempre, e ne assapora ogni risvolto (anche degradante) con sottile e perverso piacere. Nel frattempo, gioca regolarmente a scacchi con la macchina. "La malattia - egli pensa, riflettendo sulla sua esistenza vuota - rivaluta una vita che procedeva confusa, spoglia la nostra esistenza del suo difetto peggiore, la meccanicità". Infine, la lunga attesa ha termine: al termine del corridoio lo attende la camera operatoria.
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RUOLO DEGLI SCACCHI
Il ruolo del gioco, pur non essendo centrale, è molto significativo. Oltre agli scacchi paratestuali (ovvero il richiamo scacchistico in copertina) abbiamo lo svolgersi di tre partite, una reale e due metaforiche, da parte di Roberto.
La prima è quella, per lo più notturna, con una scacchiera elettronica, unico bene "esterno" che gli sia concesso di portare in ospedale.
Concesso, sì. Chi di noi adulti non ha vissuto quest'esperienza... non appena si valica il confine che per una qualunque ragione, da sano ti degrada a malato, immediatamente si scende di un gradino nella scala dei diritti soggettivi diventando oggetto, pupazzo, zimbello, nelle mani di professori, medici, caposala, infermieri, portantini, personale delle pulizie.
Malato, e quindi per definizione paziente, adatto a sopportare ogni tipo di umiliazione.
Roberto accende il computerino e...
"Subito comparvero due piccoli occhi rossi. L'avversario lo stava osservando." |
La scacchiera tascabile pare dunque l'avversario del nostro protagonista. È umanizzata: ha due occhietti rossi, come quelli di un topolino.
Nel 1984 non erano ancora diffusi i programmi che giocavano. Erano diffuse, invece, queste macchinette a forma di scacchiera, che segnalavano la propria replica con un gioco di led. Erano in un certo senso più suggestive di Fritz, perché erano hardware: oggetti, robot, scacchiere vere e proprie. Mi ricordo ancora i loro nomi. Par Excellence, Mephisto... erano costosette, e a quei tempi giocavano più o meno come un Seconda Nazionale. Ma presto i loro discendenti Fritz e Rybka avrebbero rispettato molto meno, gli Umani. |
Gli scacchi, in questa prospettiva spiritualmente amplificata, appaiono sia come contrappeso psicologico equilibratore, che come universo logico da esplorare stando fermi nel proprio letto:
"Eppure Roberto sapeva che poteva farcela, anzi stavolta doveva. La scacchiera era diventata il suo contrappeso psicologico. All'euforia rispondeva con successi che l'avvilivano, alla depressione con sconfitte che lo salvavano. |
La seconda partita è quella amorosa.
È giocata con Giulia, donna piena di problemi psicologici, che viene a trovare Roberto in ospedale. Ma il rapporto con lei si incancrenisce fino a diventare ripugnante.
Giulia abbandonerà, suicidandosi.
La terza è la partita per la vita.
Il protagonista stima la macchina per la sua logica, e per la dignità inumana che la rende pensante e autonoma. È nella scacchierina che si cela la più importante metafora. Roberto avverte che in essa si nasconde qualcosa di dolce, e che s'identifica col suo destino.
Il gioco dell'animaletto con gli occhi rossi, contro di lui, simboleggia la vita stessa in lotta contro "la malattia". È quest'ultima, il vero Avversario.
Al termine del romanzo, Roberto entra in camera operatoria.
"Fece avanzare l'unico pedone che gli era rimasto proteggendolo con una Torre. Bussarono alla posta con violenza. |
Ed è solo allora che il piccolo computer, ormai umanizzato a sufficienza, lampeggia con disperazione le sue minuscole luci.
Il Custode