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Roberto Cotroneo - PER UN ATTIMO IMMENSO HO DIMENTICATO IL MIO NOME
Romanzo della memoria condotto in stile molto particolare, malinconico, a trama circolare: la fine coincide col principio. Importantissimo, ai fini scacchistici.
La vicenda ruota attorno a due temi centrali. Uno è il quartetto La Grande Fuga op. 133 di Beethoven; l'altro sono gli scacchi, che vi appaiono in tutti i ruoli in cui possono essere impiegati in forma letteraria!
TRAMA Luis, nativo del paese di Tempestad, “che nessuna carta geografica riporta” rievoca in forma di flashback i periodi della sua infanzia, giovinezza, maturità. Il protagonista cresce nella benigna comunità sudamericana, quindi parte per l'Italia, studia a Milano, si diploma in violino al conservatorio, incontra a Venezia la geniale violinista Chiara, che amerà di nascosto senza mai dichiararsi. La musicista gli propone di suonare con lei in quartetto, assieme alla violoncellista Giorgia e al violista Eliseo. Lo scopo, fanaticamente perseguito, è uno solo: suonare, o meglio interpretare, l'enigmatica e inarrivabile Grande Fuga op. 133 di Beethoven. Dopo alterne vicende psicologiche (la personalità dei musicisti è totalmente diversa e in qualche modo complementare) i quattro riusciranno a pervenire alla meta, ma per una sola volta. In coincidenza di una tempesta scoppia una crisi, e la pazzia latente di Chiara prende il sopravvento. La musicista scompare misteriosamente e il sodalizio si scioglie. Per dimenticare tutto, Luis s'imbarca sulla nave da crociera mediterranea Scirocco , suonando in coperta musica senza impegno per gente senza volto. Qui conosce il grande maestro Donald Byrne, che vive sulla nave, senza mai scendere, ossessionato dalla sconfitta che subì da un ragazzino: Bobby Fischer. Sulla nave Luis riceverà man mano molte risposte: chi si nascondeva dietro al misterioso dramma di Chiara, chi era il proprio padre mai conosciuto… Luis riceve anche delle rivelazioni metafisiche da personaggi misteriosi (ad esempio Nora “la Regina” che gli fa visitare la Scirocco e le sue stive). Nel frattempo, l'amico Byrne riesce finalmente a pattare via Internet con Bobby Fischer; con questo, raggiunge lo scopo della propria esistenza e abbandona la nave. Rimasto solo, e stanco di un'esistenza priva di senso, Luis chiude il cerchio della sua vita ritornando a Tempestad.
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Le sensazioni che genera il romanzo sono intense e malinconiche. L'opera si conclude con le stesse, commoventi sensazioni delle sequenze finali di Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore: il protagonista torna alle origini (nella fattispecie, nel vecchio studio di un suo amico fotografo) e rivede le immagini della sua vita. A proposito del regista siciliano, nell'esistenza chiusa del musicista Luis sulla Scirocco si ravvisa anche un'eco della Leggenda del Pianista sull'Oceano...
E veniamo adesso al ruolo degli scacchi, davvero imponente.
Scacchi d' ambientazione: tutti, a Tempestad, giocano a scacchi, seppur in modo in modo da far durare al massimo le partite e pattare sempre restando in armonia. La comunità si sostiene fabbricando pezzi di scacchi in cedro. Si giocano molte partite a scacchi lungo il romanzo.
Scacchi come citazioni o rievocazioni di personaggi: Fischer, Capablanca, Fine, Taimanov, e molti altri… c'è anche Tal, in un piccolo cameo, anche se non se ne pronuncia il nome…
Scacchi intrinsecamente inglobati nella trama: figura importantissima del libro è lo scacchista Donald Byrne (vedi appresso).
Scacchi metaforici: gli scacchi assumono di volta in volta vari sensi allegorici nella vita del protagonista, in quella della nave, e per la comunità di Tempestad.
Scacchi metafisici: la nave da crociera è strutturata come una scacchiera; Tempestad si regge sulle regole degli scacchi come una costituzione; l'enigma degli scacchi e degli specchi.
Scacchi strutturali: si giocano varie partite fra coppie di personaggi: Luis e la violinista Chiara; Luis e il suo primo amore Angelina; l'alter ego dello scrittore e la scrittrice Nora; Byrne contro l'ombra di Fischer allo specchio; I componenti del quartetto d'archi e La Grande Fuga; e fra La Grande Fuga stessa e Luis.
Scacchi quantitativi: il gioco compare non solo in un ampio spettro di applicazioni letterarie qualitative, ma anche in una gran mole di citazioni. Si può dire che quasi in ogni pagina vengano menzionati!
Un romanzo nel romanzo è poi la storia di Donald Byrne. A bordo, il maestro rievoca ogni mossa di quella famosa Grunfeld persa nel 1956 contro Fischer tredicenne. Luis entra in confidenza con lo scacchista (quando questi è lucido dall'alcool) e apprende man mano numerosi retroscena psicologici di quella famosa partita.
Byrne in realtà non ha mai lasciato gli scacchi, anzi ne è ossessionato a tal punto da giocare contro se stesso allo specchio, cercando reconditi significati nella logica del gioco capovolto. Il maestro favoleggia dell'esistenza di un libro sugli Scacchi davanti allo Specchio (citazione per Bontempelli) scritto dal fantomatico Milo Temesvar. Perciò, nel salone degli specchi della nave egli gioca col bianco… vedendo dall'altra parte l'ombra di Fischer.
Inoltre, Byrne gioca continuamente a scacchi su Internet e vince sempre. Un giorno incontra un certo B.F. che lo batte inesorabilmente, e poi gli si rivela: è Fischer! Dopo molte altre sconfitte, però, alla fine Byrne riesce a pattare. Allora egli rivela a Luis i segreti su Tempestad, su Temesvar e soprattutto sul padre che Luis non ha mai conosciuto. Pago della patta, il maestro lascia gli scacchi e scende dalla nave per sempre.
“Si perde pensando di conquistare il pezzo più importante. Si perde facendo una mossa vincente".
A mio avviso questo libro risulterà particolarmente gradito a scacchisti e amanti della musica. Del resto, un connubio ben noto è proprio quello fra scacchi e musica! Byrne dice infatti a Luis:
“Se hai visto giocare agli scacchi sai che la prima cosa è rimanere fermi. La seconda è il silenzio. Il silenzio è il contrario della tua musica, Luis. Eppure gli scacchi e la musica sono complementari. Quando ero a Mosca, capivo che là si viveva di musica e scacchi. Però dove c'era una, non c'era l'altro. Eppure una cosa non poteva fare a meno dell'altra”
E Luis, infine, riflette che la sua stessa Grande Fuga (doppio significato) era una partita a scacchi fra due giocatori. Una Fuga contro l'altra, un concetto opposto all'altro. E che in questa lotta tra i due temi, si finiva per non risolvere nessuno dei due.
... Patta.
Il Custode